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venerdì 24 dicembre 2021

In una lettera a Gesù Bambino, l’agenda della vita di Benedetto XVI

Il 24 dicembre 2012, pubblicavo sul mio blog in inglese Mondayvatican un articolo che rileggeva l’agenda di Benedetto XVI alla luce della sua vita famigliare. Un articolo in inglese, che mi è tornato in mente in questi giorni. Alla vigilia di Natale, Papa Francesco ha dato una intervista a La Stampa e Repubblica parlando proprio dei suoi ricordi della famiglia. Il  giorno prima, ha fatto alla Curia un discorso duro e quasi crepuscolare, con molti accenni ai mali che vive la Curia. In quel 2021, esplodeva Vatileaks, e Benedetto XVI aveva già deciso di rinunciare. Ma in quel Natale, in quel discorso di Natale, non c’era un accenno ai problemi che affliggevano la Chiesa. C’era, piuttosto, una visione di prospettiva. Letto oggi, quel discorso alla Curia può essere considerato una sorta di discorso di commiato, in cui Benedetto XVI aveva delineato le sfide del futuro. E c’era, come sempre, il tema della famiglia. Centrale per Benedetto XVI, proprio perché partiva dalla sua vita personale (ricordiamo tutti la sua visita al fratello moribondo nel giugno 2020, testimonianza di una forza che davvero comunicava la vita). Per questo, penso che valga la pena riproporre quel testo del 2012 oggi. Per comprendere, quasi dieci anni dopo, quali sono le sfide. E per ricordare che la famiglia dice sempre molto, se non tutto, di una persona. In fondo, il Natale si festeggia con la famiglia.

mercoledì 22 dicembre 2021

Giornalismo e comunicazione, un salto di qualità necessario

La scorsa settimana, l’Associazione Culturale Giuseppe De Carli, che ringrazio, mi ha invitato a partecipare ad un panel dal tema “Dalla pandemia al cammino sinodale: per una Chiesa dell’ascolto”. Il panel si inseriva nell’annuale premio giornalistico conferito dall’Associazione Giuseppe De Carli, e rientrava anche nella cornice delle celebrazioni per il 25esimo anniversario della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce. C’erano, insomma, diversi temi che valevano la pena di una riflessione, e provo a svilupparne alcuni qui per continuare il dialogo.

domenica 12 dicembre 2021

Benny Lai, otto anni dopo

Fa riflettere che Benny Lai, il decano dei vaticanisti italiani e l’uomo che inventò il nome stesso di vaticanista, se ne sia andato otto anni fa. Del pontificato di Papa Francesco non ha visto che l’inizio, ma ha fatto in tempo a vedere, cosa unica nella storia moderna, la rinuncia di un Papa, Benedetto XVI, che lui aveva seguito con attenzione, seppur ormai con lo sguardo del “grande vecchio”, di colui che ne aveva viste tante e che poteva fare un passo indietro ed osservare dall’alto. Non scriveva più giorno dopo giorno, Benny Lai, e questo si addiceva di più al suo modo di fare giornalismo, riflessivo, attento ai segni e ai simboli, con un fare un po’ sornione e un po’ ironico che era davvero la sua salvezza.

domenica 21 novembre 2021

Giornalisti e Vaticano, tra le parole di Papa Francesco e la realtà


È passata ormai una settimana da quando Papa Francesco ha insignito dell’Ordine Piano due giornalisti di lungo corso, Phil Pulella e Valentina Alazraki. Sono decani del corpo dei vaticanisti, sono stimati e conosciuti da tutti, hanno entrambi intervistato il Papa, e la Alazraki è stata persino chiamata a tenere una relazione al summit anti-abusi del 2019.

lunedì 1 novembre 2021

Comunicazione vaticana, perché il problema Biden non è pastorale, ma politico

Di cosa abbiano parlato il presidente USA Joe Biden e Papa Francesco nell’insolitamente lunga (75 minuti) conversazione privata del 29 ottobre? Non lo possiamo sapere, perché quei colloqui sono restano riservati, sono privati e tali devono essere. E così, abbiamo di quel colloquio solo due dichiarazioni dello stesso presidente, prese al volo dai giornalisti a margine di un incontro a Palazzo Chigi successivo alla visita in Vaticano. E Biden ha detto che no, lui e il Papa non hanno parlato della questione dell’aborto. E che sì, il Papa gli avrebbe detto di essere un buon cattolico e di poter fare la comunione.

domenica 31 ottobre 2021

Il prossimo Concistoro di Papa Francesco sarà decisivo per il Conclave che verrà?

Il 29 ottobre, ho scritto per la KAI (agenzia della Conferenza Episcopale Polacca) una lunga analisi su come potrebbe essere un eventuale nuovo Concistoro di Papa Francesco. Di seguito la versione italiana. Qui la pubblicazione originale in polacco.

martedì 26 ottobre 2021

Giornalismo, esiste davvero lo scoop?

Quando si comincia a lavorare come giornalisti, si vive con il mito dello scoop. Si cerca la notizia che nessuno ha mai dato, la rivelazione che nessuno è stato in grado di svelare, la notizia che nessuno ha dato prima. Lo si fa perché si pensa che in quello si manifesti la bravura del giornalista, perché se un giornalista non dà le notizie, allora non sta facendo il mestiere. Ma è davvero così?

lunedì 11 ottobre 2021

Nell'anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II, un omaggio di altri tempi (ma ancora attuale) a Benedetto XVI

 

Il Concilio Vaticano II veniva aperto l'11 ottobre 1962, ed è proprio l'11 ottobre la data scelta per celebrare la festa di San Giovanni XXIII, che quel Concilio lo convocò. Cinquanta anni dopo, l'11 ottobre 2012, Benedetto XVI guardò, come il suo predecessore, una fiaccolata arrivare fino in piazza San Pietro. Come il suo predecessore, fece il suo discorso alla luna. Ma era un discorso diverso, pieno di amarezza, e che pure portava alcuni temi di quel pontificato. Era un discorso che, tra l'altro, iniziava l'Anno della Fede, l'ultimo grande atto del suo pontificato, il segno delle priorità del Papa emerito.

Nel 2017, per i 90 anni di Benedetto XVI, costruì intorno a quel discorso il mio personale omaggio al Papa emerito, cercando di raccontarne il pensiero, e ci coglierlo proprio a partire da quel discorso alla luna. Lo pubblicai in inglese, sul mio blog MondayVatican.com, e lo ripropongo oggi in italiano. Perché, anche in un testo di quattro anni fa, c'è moltissimo di attuale. 

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Omaggio a Benedetto XVI, incompreso profeta dei nostri tempi

da Mondayvatican.com, 17 aprile 2017

Aprile è il più crudele dei mesi”, sottolineava Eliot nel suo poema “The Wasteland”. E forse non c’è nessuno che lo abbia compreso più di Benedetto XVI, nato in un Sabato Santo di metà aprile, battezzato nello stesso giorno, e che in una domenica di Pasqua ha compiuto il suo 90esimo compleanno, il quarto da quando si è ritirato sul monte.

Un mese crudele, aprile, perché – spiega Christopher Altieri, general manager di Vocaris Media – “si parla spesso di primavera, ma la primavera rappresenta uno sforzo incredibile: tutto quel polline che viene sprigionato, e del quale solo una parte arriverà alla fioritura; lo sforzo di un risveglio che deve portare all’estate. La primavera è bella, ma anche profondamente dolorosa”.

Benedetto XVI ha vissuto in questa primavera, bella e dolorosa ad un tempo. E la primavera, per lui, nella storia della Chiesa, è stato il Concilio Vaticano II. “Un giorno bellissimo”, ha definito recentemente il primo giorno di Concilio, con una perifrasi che però si estendeva a tutta la durata dell’assise. Eppure, fu una giornata anche dolorosa.

Da quando Benedetto XVI è salito sul monte ad intercedere per la Chiesa, forse però si è dimenticata anche l’amarezza di cui aveva parlato del Concilio Vaticano II. Di quella necessità che sentì forte, sin dal primo discorso alla Curia Romana nel Natale 2005, di spiegare che no, il Concilio non era una primavera distruttrice, ma una primavera chiamata a dare frutti. Un rinnovamento nella continuità, come si rinnova ogni anno la natura a primavera, e non un organismo geneticamente modificato della fede. Alla fine del Pontificato, nell’ultimo incontro con il clero di Roma, Benedetto XVI ha poi voluto sottolineare di nuovo il concetto, come se fosse questo un filo conduttore di tutto il suo Pontificato. C’era – ha detto – un Concilio dei media e un Concilio reale. E il Concilio dei media aveva purtroppo preso il sopravvento del Concilio reale.

Ma che l’esperienza del Concilio fosse stata in qualche modo dirimente era testimoniato anche dal breve discorso a braccio che tenne in occasione della fiaccolata che festeggiava il cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II. Era l’11 ottobre 2012. Affacciandosi come Giovanni XXIII a salutare la folla, cinquanta anni dopo Benedetto XVI portava con sé tutto il senso di un mondo che era cambiato, e dell’aspettativa tradita.

“Eravamo felici – direi – e pieni di entusiasmo. Il grande Concilio Ecumenico era inaugurato; eravamo sicuri che doveva venire una nuova primavera della Chiesa, una nuova Pentecoste, con una nuova presenza forte della grazia liberatrice del Vangelo”.

Ma – aggiungeva Benedetto – “anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile. In questi cinquant’anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c’è sempre anche la zizzania. Abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: «il Signore dorme e ci ha dimenticato”.

In quel prendere coscienza della presenza del peccato, c’è tutta la buona fede di un professore pieno di fede, che ha imparato a sue spese che non tutto quello che viene fatto è per la maggior gloria di Dio. Ma che ha anche visto consolidarsi in lui, passo dopo passo, la certezza che solo tenendo lo sguardo fondato a Cristo, solo con la preghiera costante, si poteva andare oltre questo peccato. “Non ho altro programma di governo che quello di lasciarmi guidare da Lui”, disse all’inizio del Pontificato.

Non si può riassumere in poche righe la straordinaria eredità lasciata da un maestro del pensiero. Ma si può provare a dare uno sguardo d’insieme. Il pensiero di Benedetto XVI è costruito come una delle grandi cattedrali del Medioevo, un vero e proprio itinerario della mente verso Dio. Si legge Benedetto XVI, e si pensa al Duomo di Milano, ai mille anni della Cattedrale di Strasburgo, a Notre Dame de Paris o alla Cattedrale di Colonia, ma anche alla Sagrada Familia che lui stesso inaugurò. Tutte costruzioni razionalissime, che spiegavano in modo razionale e preciso la presenza di Dio e allo stesso tempo invitavano alla preghiera.

Perché per Benedetto XVI non ci sono dubbi: credere significa cercare la verità. E la verità non si può possedere, si deve cercare. Continuamente, e senza malafede. È un progetto ambizioso, per uomini puri, paragonabile forse solo al grande rinnovamento spirituale di San Gregorio Magno. Se una persona crede, tutto viene di conseguenza.

Così, il grande magistero di Benedetto XVI diventa in fondo un grido di dolore per un mondo che ha perso la fede. Ne “I Nuovi Pagani e la Chiesa” Benedetto XVI parla di cristiani che pensano di vivere come cristiani, ma in realtà sono pagani. Lo ha scoperto confessando. È un libro degli anni Cinquanta. Oggi, dopo che il nichilismo pratico è entrato nelle vite dei cristiani, ci si rende conto che il tema è drammaticamente attuale.

Quelle di Benedetto XVI non sono le sfide pratiche. La sua Chiesa deve, sì, essere una Chiesa impegnata nel sociale, nell’aiuto ai poveri, nella cura degli ultimi. Ma questa è solo una conseguenza della fede. Benedetto XVI lancia una provocazione al mondo, che è prima di tutto una provocazione ai cristiani: si deve smettere – chiede – di vivere come se Dio non ci fosse.

Il modello è quello dei monaci del Medioevo, e – non per coincidenza – quel Benedetto di cui lui porta il nome. Monaci il cui primo impegno era quello di quaerere Deum, cercare Dio, come ha definito nel suo monumentale discorso al College de Bernardins.

E l’obiettivo è quella di una Chiesa meno legata alle opere, perché più libera di credere in Dio, come spiega bene nei suoi discorsi in Germania, di fronte a un clero tedesco che lui conosce bene, ricchissimo a causa della tassa della Chiesa, ma poverissimo di vocazioni e persino di fedeli praticanti, come testimoniano anche gli ultimi, recentissimi dati.

Per Benedetto XVI, non ci può essere dialogo senza la comune ricerca della verità. Più volte grida che “atei, a causa della ricerca di Dio, passano avanti ai cristiani nel Regno dei Cieli”. È l’invito a non dare la fede per scontata, un altro dramma del nostro tempo.

Quanto la fede non sia scontata diventa evidente quando Benedetto XVI deve affrontare lo scandalo della pedofilia del clero, un caso mondiale che arriva sulla Chiesa come uno schiaffo in faccia.

Così, nella lettera alla Chiesa d’Irlanda nel 2010, insieme alle scuse c’è una lucidissima lettura del dopo Concilio: “Il programma di rinnovamento proposto dal Concilio Vaticano Secondo fu a volte frainteso e in verità, alla luce dei profondi cambiamenti sociali che si stavano verificando, era tutt’altro che facile valutare il modo migliore per portarlo avanti. In particolare, vi fu una tendenza, dettata da retta intenzione ma errata, ad evitare approcci penali nei confronti di situazioni canoniche irregolari. È in questo contesto generale che dobbiamo cercare di comprendere lo sconcertante problema dell’abuso sessuale dei ragazzi, che ha contribuito in misura tutt’altro che piccola all’indebolimento della fede e alla perdita del rispetto per la Chiesa e per i suoi insegnamenti”.

Guardare a Dio significa anche avere coscienza della propria limitatezza, del proprio peccato.

Sono questi i grandi temi di Benedetto XVI, che rendono secondaria anche una valutazione sul suo governo. Tutto, in realtà, fa parte di questa ricerca della verità verso cui tutti devono tendere. Essere cristiani è la vera vita.

Da qui, la perfetta linearità del Pontificato di Benedetto XVI, anche nelle decisioni di governo: dalla liberalizzazione del Messale di San Pio V alla riforma della trasparenza finanziaria; dallo stabilimento del dicastero per la promozione della Nuova Evangelizzazione alla sua decisione di riformare l’accesso ai seminari; dallo sforzo di purificare la Chiesa dagli scandali fino allo sforzo nel dialogo ecumenico; dai nuovi Statuti di Caritas Internatioanlis alla riforma del Codice Penale dello Stato di Città del Vaticano, iniziato da Benedetto XVI e firmato da Francesco; e poi, la diplomazia, caratterizzata anche quella dal tema della verità, senza la quale non c’è dialogo.

E questa verità ha portato frutti. Un esempio su tutti: il discorso di Regensburg, che pure creò tante turbolenze, fu il solo che poté raccogliere un nugolo di leader islamici motivati a dare una nuova interpretazione dell’Islam, e a risolvere quello che padre Samir Khalil Samir descrive senza mezzi termini una delle più grandi crisi all’interno dell’Islam. Ne è nata una lettera firmata da 138 personalità islamiche e un forum di dialogo di cui si possono cominciare oggi a vedere i frutti, anche nel momento in cui Papa Francesco può riprendere i rapporti con il mondo di al Azhar.

Quella portata avanti da Benedetto XVI è stata una riforma silenziosa, con un preciso modo di pensare e con l’obiettivo di creare unità nella Chiesa a partire da una collegialità basata sulla comune fede in Dio. Benedetto XVI è in fondo cosciente che solo la verità e la fede fanno degli uomini di Chiesa esempi capaci di attrarre al cattolicesimo. Esempi di gioia, perché la fede porta la gioia: questo il Papa emerito non si è mai stancato di ripetere.

Sta in tutto questo l’eredità di Benedetto XVI. Una eredità che oggi rappresenta le migliori basi per rispondere alle sfide proposte dal mondo. Il pensiero protestante non avrebbe fascino, se la fede non fosse considerata un qualcosa di pratico, ma parte della vita. Il gender non sarebbe una opzione, se l’uomo si considerasse come parte del creato e davvero figlio di Gesù Cristo. L’Europa non sarebbe in crisi, se i movimenti razionalisti e illuministi non l’avessero distolta dalla ricerca di Dio. E oggi non ci sarebbe un movimento di pensiero che fa credere che meno religione crea meno violenza, perché tutti sarebbero consapevoli del contrario. E nessuno sarebbe impaurito dal difendere i bambini concepiti rinnegando l’aborto, perché non ci sarebbero università cattoliche come quella di Lovanio pronte a cacciare chi dice queste verità in nome del politicamente corretto.

Detto così, sembra semplice. Non lo è. Ci vuole fede, lucidità di pensiero, amore per Dio e per il prossimo. Scriveva Joseph Ratzinger in “Teologia della Liberazione ed altre sfide” che “la mente umana sembra più abile ad escogitare nuovi mezzi di distruzione, invece che nuove strade per la vita. È più ingegnosa nel far arrivare in ogni angolo del mondo le armi per la guerra, piuttosto che nel portarvi il pane. Perché accade tutto questo? Perché le nostre anime sono malnutrite, i nostri cuori sono accecati ed induriti. Il mondo è nel disordine perché i nostri cuori sono nel disordine, perché gli manca l’amore, perciò non sa indicare alla ragione le vie della giustizia”.

Ecco, questa è forse la diagnosi più precisa dello stato attuale delle cose. Benedetto XVI è nato ad aprile, nel più crudele dei mesi. Non ha vissuto solo la primavera della Chiesa, ma la cosiddetta primavera del mondo. Durante i suoi anni, la Chiesa è passata attraverso le sfide della secolarizzazione, rimanendone affascinata. Ma la secolarizzazione è stata anche un diavolo tentatore. La religione si è ridotta ad una agenzia sociale, senza peso nella storia. E Dio è stato messo da parte, non in maniera violenta – come successo nei Paesi comunisti, che sembrano gli unici oggi, a comprendere l’importanza della fede.

In questa crisi – i cui temi sono stati tutti sviluppati dal Ratzinger Schuelerkreis, il circolo di ex allievi di Benedetto XVI – il Papa emerito ha dato una risposta che ha smascherato i piani del mondo. Ha chiesto di fissare lo sguardo su Gesù, staccandolo da tutte le interpretazioni razionaliste, e a questo ha dedicato il suo ultimo lavoro teologico ad ampio respiro. Così facendo, ha dimostrato che le forze del mondo che volevano “liberare” la Chiesa dalle catene della sua dottrina, in realtà erano forze che volevano incatenare il messaggio salvifico di Gesù.

Ma sono forze potenti, forti. Lobby che non vengono toccate dalle critiche al loro potere economico, ma vengono piuttosto toccate nel momento in cui il loro pensiero viene smascherato. Per la Chiesa, è forse tempo di catacombe. E per Benedetto XVI, è tempo della preghiera. Dopo aver messo la Chiesa in penitenza a Fatima, aver rilanciato la nuova evangelizzazione con l’anno della Fede, per lui è il tempo della intercessione.

E così, dal monte, Benedetto XVI aiuta la Chiesa a superare la primavera. Ad arrivare all’estate, e procedere nel cammino verso il confortevole inverno.


domenica 10 ottobre 2021

Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2022: ascoltare chi e cosa?


È “Ascoltate” il tema della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2022
. E l’esortazione è senza dubbio importante per chi, come me, fa un mestiere in cui si deve sapere ascoltare, prima di potere scrivere. Eppure, la domanda vera non è se ascoltare. La domanda vera è chi e cosa ascoltare.

domenica 29 agosto 2021

L’Osservatore Romano non è in pericolo. Qualche considerazione

No, L’Osservatore Romano non sta per smettere di stampare e non sta andando completamente online. Il rumor, raccolto prima in Germania e poi rilanciato su vari media, nasceva da una difficoltà dell’editore del settimanale in lingua tedesca dell’Osservatore, e non era segno di una intenzione di chiudere. E tra l’altro - si fa notare - sarebbe assurdo smettere di stampare un giornale che da poco viene distribuito con una grafica nuova, e per il quale è stata comprata una nuova stampante.

venerdì 27 agosto 2021

E se l’Osservatore Romano smettesse di essere stampato?

Il primo a parlarne è stato Guido Horst su Die Tagespost, ripreso poi dal blog Il Sismografo, sempre attento ai temi della comunicazione vaticana e da Inside the Vatican. Ma la voce sembra circolare da un paio di mesi e prevede, per L’Osservatore Romano, un completo sbarco nell’online, senza più copie stampate. Da giornale di partito a giornale online di partito. Sarà questo il destino del quotidiano della Santa Sede?

sabato 31 luglio 2021

Dai martiri di ieri ai martiri di oggi: ecco come Budapest si prepara al Congresso Eucaristico Internazionale

Mio articolo per la KAI, uscito in polacco lo scorso 27 luglio (qui l'originale), pubblicato qui in italiano.

 “Più studiavo la storia di coloro che avevano organizzato il Congresso Eucaristico Internazionale del 1938, più scoprivo che tutti erano stati uccisi o erano stati in qualche modo martiri. E ho compreso poi che c’è un’altra forma di martirio: quella di coloro che oggi si dicono cristiani”. Tünde Zsuffa, scrittrice, è la portavoce del Congresso Eucaristico Internazionale di Budapest. Ha esperienza nella comunicazione istituzionale, ma la sua prima occupazione è quella di scrivere, privilegiando proprio il racconto storico. Ha dedicato due opere radiofoniche al Congresso Eucaristico Internazionale del 1938. E sa mettere insieme i fili della storia, collegare passato e presente.

sabato 24 luglio 2021

Cosa legge un vaticanista?


Benny Lai sosteneva che per essere un vero vaticanista
ci volevano almeno venti anni di professione, osservazione, dialogo con le persone. Venti anni di ascolto umile e paziente, di appunti (Benny aveva sempre con sé un piccolo taccuino), di riflessioni a bassa o ad alta voce. Si doveva comprendere il linguaggio del Vaticano, e saperlo usare. Bisognava conoscere le sfumature e i dettagli. Comprendere quando la reticenza era vera, e quando era invece una apertura. Analizzare il non detto, più che il detto. Il Vaticano è un linguaggio di simboli, e per simboli va compreso.

martedì 29 giugno 2021

Benedetto XVI, 70 anni sacerdote. Zelo e umiltà

C’è una piccola sorpresa bavarese, ma in maniera privata, lontano dalla celebrazione pubblica che accompagnò il 65esimo anniversario di ordinazione sacerdotale. Eppure ci si può scommettere che Benedetto XVI la ami di più così, lontano dai riflettori, più consona a quella che è stata la sua vita. Una vita, in fondo, di totale affidamento al Signore. Perché, da quando è sacerdote, lui si era sentito parte di una comunità di amici di Dio, e non di servitori, fedele al dettame evangelico.

sabato 26 giugno 2021

Alain Lebeaupin, il diplomatico che parlava la lingua della diplomazia


Se c’era un diplomatico della Santa Sede che conosceva il linguaggio della diplomazia, quello era l’arcivescovo Alain Lebaupin. Nunzio in Europa dal 2012 al 2020, ma prima ancora una vita nella diplomazia del Papa, che lo aveva portato in tutto il mondo e che gli aveva fatto conoscere l’importanza delle relazioni bilaterali e multilaterali. Tutte vissute con la leggerezza tipica di chi sa il fatto suo, e con la profonda capacità di comprendere quando una situazione era da gestire in maniera grave e seria.

sabato 5 giugno 2021

Quella sfida vera di essere cristiani

Nel 1985, il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee tenne un simposio su “Secolarizzazione ed evangelizzazione”. Era un tema scottante. Si era ancora nel clima del dopo-Concilio, ma anche negli anni di transizione che portarono alla fine del mondo bipolare. La Chiesa era in prima linea. Eppure, i vescovi di una Chiesa allora trionfante si ponevano il problema di come trasmettere le fede in una società post-cristiana. Se si vanno a leggere gli appunti, i riassunti e gli atti di quel simposio, il problema era rapidamente divenuto altro. Ovvero: di quale secolarizzazione stiamo parlando? Perché se dal punto di vista cattolico la secolarizzazione era una sola, c’erano piuttosto diverse ondate di secolarizzazione che si sperimentavano in Europa.

lunedì 17 maggio 2021

Finanza vaticana: a cosa serve e perché è così importante?


Versione in lingua italiana della mia analisi per l'agenzia polacca KAI, pubblicata lo scorso 14 maggio. L'originale polacco si può trovare qui
 

Il recente scandalo dell’investimento su un immobile di lusso a Londra ha riportato i riflettori sulle finanze vaticane. E questo proprio nel momento in cui la Santa Sede si preparava a ricevere gli ispettori di MONEYVAL, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza agli standard internazionali di trasparenza finanziaria dei Paesi membri. Si tratta, in pratica, di stabilire se le norme contro il riciclaggio di denaro sono adeguate e aderenti alle normative internazionali. Non riguarda il denaro della Santa Sede, ma il controllo di come i fondi vengono gestiti. MONEYVAL, alla fine, non definisce, né vuole sapere, quanto è ricco il Vaticano, né quanto è ricco alcuno degli Stati membri.  

sabato 8 maggio 2021

Papa Francesco e i cambiamenti chiave nella Curia romana


Versione in italiano della mia analisi per l'agenzia polacca KAI, pubblicato lo scorso 27 aprile. L'originale polacco si può trovare qui

Il Cardinale Robert Sarah ha lasciato l’incarico da prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (in pratica, il ministero della liturgia della Curia romana) lo scorso 20 febbraio. Da allora, il posto di prefetto è rimasto vacante, e si attende presto la nomina di un successore. È con questa nomina che partirà il ricambio generazionale della Curia Romana. È, questo, l’anno della transizione definitiva.

martedì 27 aprile 2021

Il caso Report, tra mezze verità, mistificazioni, mancanza di contradditorio ed errori di lettura

Mezze verità. Ricostruzioni parziali. Voce data solo ad alcuni protagonisti. Commenti faziosi che tendono ad indirizzare l’opinione dei telespettatori. Ma, soprattutto, una visione distorta del Vaticano, della Santa Sede, persino dei ruoli occupati nella Curia, cosa tra l’altro che si potrebbe verificare facilmente controllando su Wikipedia. Le due (finora) puntate di Report andate in onda per descrivere le finanze del Vaticano (“Il sabotaggio” e “Lo sterco del diavolo”) raccontano una storia vista dal buco della serratura, dando voce solo ad alcuni protagonisti di quella stagione, ma senza davvero nemmeno leggere i documenti. Uno, tra l’altro, è pubblico, online, e, se letto con attenzione, potrebbe già svelare molte cose: il rapporto di MONEYVAL sulla Santa Sede / Stato di Città del Vaticano del 2012, insieme a tutti i successivi rapporti sui progressi.

domenica 18 aprile 2021

A che punto è la riforma della comunicazione vaticana?

Mia analisi per l'agenzia polacca KAI, pubblicata 14 aprile con il titolo  “Co dalej z reformą watykańskich mediów?”. Qui la versione pubblicata in polacco.                                                                                           
Il prossimo atto della riforma della comunicazione vaticana potrebbe essere il lancio di una agenzia, la Vatican News Agency, legata alla Santa Sede, che dovrebbe trasformare le notizie sul Papa in takes di agenzia. E l’idea di una agenzia, in discussione da tempo, risponde a due criteri. Il primo: andare a coprire tutto il panorama informativo, anche quello dei takes di agenzia che fino ad ora non è mai stato coperto dalla comunicazione vaticana. Il secondo: presentare un progetto di sviluppo media che sia appetibile per nuovi donatori.

venerdì 16 aprile 2021

Benedetto XVI, Notre Dame e la sua lotta per una fede non umana

Quando la cattedrale di Notre Dame a Parigi è stata avvolta dalle fiamme di un incendio, il 15 aprile 2019, diverse persone si sono ritrovate intorno alla cattedrale, nelle piazze, nelle strade, inginocchiate a pregare. Tutte a guardare quel punto di riferimento di Parigi che era preda delle fiamme, tutte a rendersi conto che dietro quella meraviglia architettonica c’era un cuore, e che quel cuore era un qualcosa di più grande che qualunque mente umana potesse concepire. Ed è a quel cuore che ha sempre guardato la teologia di Benedetto XVI.

domenica 4 aprile 2021

Quella comunicazione rivoluzionaria che nasce dalla Pasqua

C’è tutto un mondo nuovo che nasce con la Resurrezione di Gesù, un nuovo linguaggio, un nuovo modo di raccontare e vivere Dio che si è riverberato poi in maniera straordinariamente visibile nella vita umana. Perché, in fondo, è a partire da quel sepolcro vuoto che nasce l’avventura cristiana che ci ha regalato le grandi cattedrali gotiche che si arrampicavano verso il cielo, la Cappella Sistina che mostra nel Giudizio Universale di Michelangelo il confine tra terra e cielo, e innumerevoli altri capolavori dal linguaggio complesso e profondo, che raccontavano una storia nota a tutti, ma anche una storia nascosta.

sabato 27 marzo 2021

Statio Orbis, un anno dopo. Papa Francesco c’era. E la Chiesa?


Difficilmente ci toglieremo dalla testa l’immagine di un Papa solo nella piazza San Pietro vuota, battuta dalla pioggia, salire con fatica il sagrato fino ad arrivare ad una preghiera di adorazione silenziosa e un atto di preghiera per il mondo devastato. Succedeva un anno fa. Eppure, di quella preghiera straordinaria, si può anche dare una lettura controcorrente, per guardare la storia dall’altro lato della prospettiva. Perché lì c’era di certo il Papa. Ma c’era anche la Chiesa?  

martedì 23 marzo 2021

Il Papa e Dante. Un gioco letterario

Facciamo un gioco letterario. Prossimamente, Papa Francesco dovrebbe pubblicare una lettera apostolica su Dante Alighieri, nel 700esimo anno dalla morte. Non è un segreto: lo ha annunciato tempo fa il Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Non è una novità: hanno scritto su Dante anche Paolo VI (che ne celebrò il Settecentenario dalla nascita) e Benedetto XV, che scrisse addirittura una enciclica per il Seicentenario dalla morte, la In Praeclara Summorum.

sabato 13 marzo 2021

Papa Francesco, come è cambiata l’informazione religiosa otto anni dopo?


L’elezione di un Papa è sempre
, e per forza, un cambiamento di epoca. Un nuovo Papa, per i giornalisti che si occupano di informazione religiosa e in particolare di Vaticano, significa una nuova rete di contatti, un nuovo modo di interpretare le situazioni, un nuovo linguaggio da decifrare. Con l’elezione di Papa Francesco, otto anni fa, a tutto questo si aggiungeva una difficoltà ulteriore: il Papa che veniva “dalla fine del mondo”, come lui stesso ebbe a dire, non aveva nemmeno intenzione di utilizzare il linguaggio che si era da sempre utilizzato in Vaticano. Aveva altri criteri, altri linguaggi, altri modi di vedere.

domenica 7 marzo 2021

Addio a padre Gianfranco Grieco. Francescano. Sacerdote. Giornalista


La morte di padre Gianfranco Grieco ha colpito non solo per l’amicizia che mi legava a lui, anche se poi negli ultimi tempi non c’era stato così tanto modo di vedersi. Colpisce anche per la portata simbolica di questa scomparsa. Passo dopo passo, sta scomparendo una generazione che ha fatto e partecipato alla storia della Chiesa. Una generazione che, incredibilmente, non ha lasciato eredi veri nella generazione successiva. E non parlo di eredi professionali. Parlo di eredi intellettuali, persone capaci di comprendere quanto importante fosse lavorare per la Santa Sede perché comprendevano quanto la Santa Sede fosse importante.

domenica 28 febbraio 2021

Benedetto XVI, a otto anni dalla fine del pontificato


“Io non appartengo più al vecchio mondo, ma quello nuovo in realtà non è ancora cominciato
”. Il Papa emerito Benedetto XVI ha consegnato questa frase al suo biografo Peter Seewald, ed è una frase che mi fa riflettere. In particolare oggi. Perché un giorno come oggi, otto anni fa, il portone del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo si chiudeva, chiudendo così, in maniera simbolica, ma silenziosa, il grande pontificato di Benedetto XVI.

mercoledì 24 febbraio 2021

Capire la Chiesa guardandola attraverso lo specchio


 “Come ha detto papa Francesco ‘Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l'opera del Signore’.” La citazione non viene da una omelia, né dal discorso di un alto prelato. È una citazione del discorso del premier Mario Draghi, quando si è presentato davanti al Senato a chiedere la fiducia. Ed è una citazione che dice molte cose, e che apre ad una riflessione più ampia.

giovedì 11 febbraio 2021

La domanda che (forse) Benedetto XVI avrebbe voluto

È vero che essere giornalisti ci costringe a guardare al qui ed ora, e che dunque tutto assume un respiro diverso. Otto anni fa, mentre Benedetto XVI leggeva la sua famosa declaratio con cui annunciava che di lì a poco avrebbe rinunciato al pontificato, eravamo tutti consapevoli che ci si trovava di fronte a un fatto storico, epocale. Ne eravamo sconvolti, perché era la Storia che bussava alla nostra porta, e lo faceva in modo inaspettato ma sommesso, come sorprendete e umile era il Papa che quella Storia la stava facendo, proprio in quel momento. Ma il limite del giornalista è proprio quello: guardare la storia mentre si compie, non riconoscere la storia quando si è compiuta.

sabato 6 febbraio 2021

La voce della Chiesa è ancora ascoltata?


C’è un format sul web che si chiama #ivescoviparlano, e che ha il pregio di dare voce ai vescovi italiani sui grandi temi. Così, i vescovi delle diocesi italiane vengono interrogati sui grandi temi, dalle questioni culturali ai temi della vita, fino alle questioni di stretta attualità. È l’unico luogo, oggi, dove i vescovi italiani possono dire di avere una voce personale, ascoltata, non mediata.

domenica 24 gennaio 2021

Giornalisti cattolici, la necessità di un patto generazionale

C’è un passo del Vangelo che sembra non entrarci niente con il lavoro dei giornalisti, e che invece, secondo me, è particolarmente pregnante. È quel momento del Vangelo di Luca (14,26-27) in cui Gesù dice: “Se uno viene a me non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”. E poi aggiungeva Gesù: “Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”.

martedì 5 gennaio 2021

Informazione religiosa, è l’attivismo il trend per il 2021?

Questo è il secondo di una serie di due mie riflessioni sull’informazione vaticana e sull’informazione religiosa. Si tratta di una mia lettura personale della situazione, che potrebbe anche avere qualche forzatura linguistica, ma che credo sia ben sostenuta dall’analisi. Si tratta, soprattutto, della volontà di aprire un confronto, e di mettere in luce alcuni temi che mi sembra siano invece non considerati. Qui la prima parte.

Come si comporta l’informazione religiosa di fronte all’informazione vaticana? Per informazione religiosa, qui, non si intendono solo i media specializzati nell’informazione religiosa, ma tutti i media nel momento in cui si occupano di religione. E questo perché l’interesse per il dato religioso ha permeato tutti i media, nessuno escluso. In più, con l’elezione di Papa Francesco c’è stato anche un ulteriore interesse dei media secolari, addirittura con esperimenti come il portale Crux che è nato nel Boston Globe prima di avere una vita propria, ma anche con La Croix International, il servizio in inglese del quotidiano cattolico francese La Croix, mentre in Italia è rimasto pionieristico nel genere il portale Vatican Insider.

domenica 3 gennaio 2021

Informazione vaticana, la costruzione del consenso il trend per il 2021?

Questo è il primo di una serie di due mie riflessioni sull’informazione vaticana e sull’informazione religiosa. Si tratta di una mia lettura personale della situazione, che potrebbe anche avere qualche forzatura linguistica, ma che credo sia ben sostenuta dall’analisi. Si tratta, soprattutto, della volontà di aprire un confronto, e di mettere in luce alcuni temi che mi sembra siano invece non considerati.

Papa Francesco ha proclamato quest’anno un Anno Speciale per la Famiglia dedicato all’Amoris Laetitia, l’esortazione post-sinodale dei due sinodi della famiglia uscita cinque anni fa. E non è una iniziativa da sottovalutare. Anzi, potrebbe dire molto di come sarà la comunicazione del Vaticano in questo anno che verrà.