Marginalizzata, ai
lati della storia, come parte di un percorso di cui non è stata protagonista:
mentre sempre più la secolarizzazione prende la Chiesa dall’interno, è dall’esterno, dalla cultura, che vengono
mossi gli attacchi, secondo una campagna ben precisa che è iniziata con
l’Illuminismo.
Lo aveva fatto notare anche il Cardinale Gerhard Ludwig Mueller, in una intervista da lui concessa
al Timone nel febbraio 2017, quando
era ancora prefetto della Congregazione della dottrina della Fede. In quell’occasione,
aveva sottolineato che la dottrina ha una “brutta stampa” e viene presentata
come “una serie di legalismi”, accusando che “questa brutta nomea della dottrina
è una eredità del razionalismo del XVIII secolo. La pretesa della ragione di capire tutto del mondo,
ma di essere impotente nei confronti del trascendente, ha ridotto la fede a
un
semplice sentimento valido per
i semplici. Oppure la fede è vista come un
giudizio soggettivo che arriva solo dopo che la ragione ha riconosciuto il suo
limite”.
Abbiamo già
visto il modo in cui media raccontano la Chiesa andando ad analizzare i film Silence
e The Revenant, entrambi usciti
nel 2016, ed entrambi in qualche modo intrisi di quella propaganda
anti-religiosa che era cominciata con il
razionalismo del XVIII secolo, e che poi era proseguito in tutto il mondo,
e in particolare in Italia con le pressioni per lo Stato unitario che portarono
alla presa di Roma. Un progetto, quello
dell’unificazione di Italia, che nasceva con un impronta anti-clericale, e
con l’obiettivo, nemmeno troppo nascosto, di prendere lo Stato pontificio, punto di riferimento dei cattolici di tutto
il mondo. Perché i cattolici di tutto il mondo non avrebbero mai potuto
essere certi dell’effettiva indipendenza del Papa, e quindi anche dell’effettiva
indipendenza del suo magistero, senza la sicurezza che il Papa non fosse
soggetto ai principi regnanti.
Era proprio per
questo che lottava Pio IX, l’ultimo Papa
Re. Che sottolineò che
la storia era
diventata “un complotto contro la verità”.
Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, scrisse il Sillabo,
convocò
il Concilio Vaticano I proprio per contrastare questa manipolazione della
storia che puntava ad annientare la Chiesa. Non colpisce che fu vittima della
propaganda, e oggi, se non della manipolazione storica, se non altro di una
certa myopia nel leggerne la figura decontestualizzandola.
E questo tipo
di attacchi sembrava dovesse continuare. Nel 2017 si diffuse la notizia che Steven
Spielberg stava girando un film sulla storia di Edgardo Mortara, il bambino bolognese, ebreo, malato, in pericolo
di vita, battezzato all’insaputa dei genitori da una fantesca cristiana assunta
illegalmente e separato dalla famiglia perché potesse conoscere i contenuti di
quella fede in cui il Battesimo l’aveva immerso.
La storia veniva
descritta come un “rapimento” del Papa ai danni di una famiglia ebrea, e la
propaganda è chiarissima: la Chiesa ha commesso un crimine di stampo
antisemita, il Papa si è macchiato di un
abuso di potere, e battezzare i bambini è un atto di proselitismo. Sono gli echi di una propaganda che vuole la Chiesa privata della sua forza evangelizzatrice,
come già visto nei casi di The Silence e
The Revenant.
Ma i fatti vanno messi a contesto. Luca Costa, professore di lingua e cultura italiana della scuola
pubblica francese, si è laureato in Giurisprudenza, con una tesi in storia del
diritto sul Caso Mortara. E spiega: “Se è vero che Edgardo venne effettivamente
allontanato dalla famiglia contro il volere dei genitori, non si può certo dire che il fatto venne posto in essere dalle autorità
di uno Stato senza diritto”.
Perché – aggiunge – “gli Stati della Chiesa non erano uno Stato assoluto fondati sul puro
arbitrio del Papa Re, come molti vorrebbero far credere. Erano in tutto e
per tutto uno Stato di diritto che, in base alla legge, assicurava la
salvaguardia e il rispetto dei diritti e della libertà dell’uomo”. E nota che “a differenza di oggi, tali diritti e
libertà fondamentali non erano frutto della volontà del giorno, della volonté general, di accordi
parlamentari. Erano il risultato di una cultura e di un umanesimo profondamente
cristiani”.
Per evitare il proselitismo, lo Stato pontificio aveva una legge che impediva ad ebrei di assumere
cristiani e viceversa. Una legge confermata da Pio IX che era tutto tranne
che un antisemita, tanto che allargò il ghetto ebraico non potendo dare agli
Ebrei un altro rione, e dispose che le porte del ghetto rimanessero sempre
aperte e che la predica obbligatoria fosse sospesa. Tanta roba, in uno Stato che prima che essere Stato era
un luogo cristiano per eccellenza, dove la salvezza delle anime era
anteposta ad ogni altra decisione.
E cosa salva più di un’anima
di un Battesimo e dell’educazione cristiana? Ecco, ci si deve ricordare di
questa fede per comprendere il caso
Mortara.
Una fede che porta Anna
Morisi, la fantesca della famiglia Mortara, a battezzare il piccolo Edgardo in pericolo di vita, di nascosto.
E a nessuno dice di questo Battesimo. Solo, lo confida ad un’amica, quando un
altro dei piccoli Mortara si ammala, qualche anno dopo. Padre Feletti, capo dell’Inquisizione (il tribunale, non l’immagine
che la propaganda anti-cattolica ci ha tramandato), lo viene a sapere, avvia
una inchiesta, accerta che il Battesimo è valido e allora si deve procedere
all’educazione cristiana.
Ma la famiglia Mortara non vuole collaborare, e Pio IX dispone che Edgardo venga portato a
Roma. “Dato il clima politico dell’epoca – aggiunge Costa – il Papa sapeva
che i suoi nemici avrebbero impugnato il caso Mortara contro gli Stati della
Chiesa, sapeva a cosa andava incontro con la sua intransigenza”. Ma la sua fede
lo portava a puntare alla salvezza delle anime.
Commenta Costa: “Edgardo,
per quanto possa sembrare bizzarro, era un cristiano a tutti gli effetti poiché
il suo Battesimo era valido. Inoltre, le leggi dello Stato della Chiesa
inchiodavano il sovrano: un cristiano, ogni cristiano, ha il diritto di
conoscere Cristo. Il diritto! Su questo punto non vi erano ambiguità, basta
prendere in mano i codici dell’epoca. Pio
IX ha in sostanza voluto garantire a Edgardo Mortara la libertà di conoscere
ciò che gli era accaduto per mano di Anna Morisi. E per garantire tale
libertà ad un bambino, un sovrano è arrivato al punto di mettere in gioco il
proprio potere temporale”.
Quando i moti risorgimentali avranno la meglio e Roma sarà
conquistata, tutti pensano che Edgardo
torni in famiglia. Ma Edgardo non vuole tornare, è diventato sacerdote, si
dedica alla predicazione del Vangelo in moltissime lingue, in particolare agli
ebrei. E padre Feletti? Viene processato
per “rapimento di bambino”, ma è lo stesso tribunale dell’epoca che lo
assolve – dopo un processo che “non fu certo un memorabile esempio di processo
ideale” - dato che non c’è reato quando
si rispettano le leggi dello Stato.
Certo, oggi sarebbe fatto tutto diversamente, il bambino non sarebbe separato dalla
famiglia, molte cose sono cambiate.
Non si può leggere la storia di allora con i criteri di oggi. Ma si può
però riflettere sul fatto che un Papa ha messo persino in gioco il suo potere temporale per rispettare un
sacramento, con la convinzione che un Sacramento lo fa Dio, e non l’uomo.
Si deve riflettere sul senso di fede della piccola Anna. Era un mondo di
persone convinte che Gesù Cristo era la sola salvezza.
Forse è proprio questa convinzione a spaventare il mondo
secolare, ad aver avviato quel processo di propaganda contro la Chiesa cattolica che, nonostante venga
continuamente smascherato, è ancora lì, ben presente.
C’è un libro recente, “Bearing
False Witness”, di Rodney Stark, un sociologo che si è impegnato da anni a
smontare tutte le falsità attribuite alla Chiesa cattolica. Un libro che ha
ricevuto anche delle critiche, ma il cui impianto resta immutato e che è parte
di un lungo lavoro sul tema dello stesso Stark.
Il vero problema è che però il cancro della propaganda anti-cattolica è entrato nella stessa
Chiesa, i cui membri sono incapaci spesso di guardare al passato con un
occhio distaccato, di distinguere gli errori degli uomini dalla Chiesa e di
comprendere quanto la propaganda abbia creato una immagine di Chiesa che è
completamente falsata dalla propaganda.
E così, mentre il mondo culturale continua passo dopo passo
a creare una narrativa della Chiesa non
indulgente, e a dare l’immagine di una Chiesa sempre più ai margini,
succede che uomini di Chiesa continuino a pensare che la Chiesa fosse davvero a
favore della schiavitù, e che il mondo contemporaneo, con tutti i suoi nuovi
diritti, sia davvero un mondo più libero.
Si tratta però di un
mondo però dove non è permesso nemmeno di vivere la propria fede liberamente,
e dove le ideologie hanno la meglio sulla storia. Così, la discriminazione
contro i cristiani continua indisturbata, persino nella civile Europa, come
dimostra l’Osservatorio
sulle Discriminazioni e l’Intolleranza contro i Cristiani con sede a Vienna.
Si dice spesso che un
mondo con meno fede sarebbe un mondo con meno intolleranza. Ma non si
guarda alla profonda intolleranza propugnata da un mondo privato dalla fede. Si
dovrà pensare anche a questo, quando si vedrà la personale lettura che Steven
Spielberg darà del “caso Mortara”.
Ed è forse per questo
che quel mondo viene messo sotto attacco, deriso, persino macchiato di reati
che storicamente non possono essergli imputati, perché erano leggi e tempi
diversi: per la paura che torni il cristianesimo forte della testimonianza e
della fede.
Il cristianesimo, in fondo, che difendeva Pio IX. Un Papa la
cui storia va riletta. Come vanno rilette molte delle calunnie contro la
Chiesa.
Nessun commento:
Posta un commento