Processo Palazzo di Londra

lunedì 9 dicembre 2019

I media e la Chiesa, quanta malafede c'è nella narrativa?


Marginalizzata, ai lati della storia, come parte di un percorso di cui non è stata protagonista: mentre sempre più la secolarizzazione prende la Chiesa dall’interno, è dall’esterno, dalla cultura, che vengono mossi gli attacchi, secondo una campagna ben precisa che è iniziata con l’Illuminismo.


Lo aveva fatto notare anche il Cardinale Gerhard Ludwig Mueller, in una intervista da lui concessa al Timone nel febbraio 2017, quando era ancora prefetto della Congregazione della dottrina della Fede. In quell’occasione, aveva sottolineato che la dottrina ha una “brutta stampa” e viene presentata come “una serie di legalismi”, accusando che “questa brutta nomea della dottrina 
è una eredità del razionalismo del XVIII secolo. La pretesa della ragione di capire tutto del mondo, ma di essere impotente nei confronti del trascendente, ha ridotto la fede a
un semplice sentimento valido per
i semplici. Oppure la fede è vista come un giudizio soggettivo che arriva solo dopo che la ragione ha riconosciuto il suo limite”.

Abbiamo già visto il modo in cui media raccontano la Chiesa andando ad analizzare i film Silence e The Revenant, entrambi usciti nel 2016, ed entrambi in qualche modo intrisi di quella propaganda anti-religiosa che era cominciata con il razionalismo del XVIII secolo, e che poi era proseguito in tutto il mondo, e in particolare in Italia con le pressioni per lo Stato unitario che portarono alla presa di Roma. Un progetto, quello dell’unificazione di Italia, che nasceva con un impronta anti-clericale, e con l’obiettivo, nemmeno troppo nascosto, di prendere lo Stato pontificio, punto di riferimento dei cattolici di tutto il mondo. Perché i cattolici di tutto il mondo non avrebbero mai potuto essere certi dell’effettiva indipendenza del Papa, e quindi anche dell’effettiva indipendenza del suo magistero, senza la sicurezza che il Papa non fosse soggetto ai principi regnanti.

Era proprio per questo che lottava Pio IX, l’ultimo Papa Re. Che sottolineò che
la storia era diventata “un complotto contro la verità”.  Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione, scrisse il Sillabo, convocò il Concilio Vaticano I proprio per contrastare questa manipolazione della storia che puntava ad annientare la Chiesa. Non colpisce che fu vittima della propaganda, e oggi, se non della manipolazione storica, se non altro di una certa myopia nel leggerne la figura decontestualizzandola.

E questo tipo di attacchi sembrava dovesse continuare. Nel 2017 si diffuse la notizia che Steven Spielberg stava girando un film sulla storia di Edgardo Mortara, il bambino bolognese, ebreo, malato, in pericolo di vita, battezzato all’insaputa dei genitori da una fantesca cristiana assunta illegalmente e separato dalla famiglia perché potesse conoscere i contenuti di quella fede in cui il Battesimo l’aveva immerso.

La storia veniva descritta come un “rapimento” del Papa ai danni di una famiglia ebrea, e la propaganda è chiarissima: la Chiesa ha commesso un crimine di stampo antisemita, il Papa si è macchiato di un abuso di potere, e battezzare i bambini è un atto di proselitismo.  Sono gli echi di una propaganda che vuole la Chiesa privata della sua forza evangelizzatrice, come già visto nei casi di The Silence e The Revenant.

Ma i fatti vanno messi a contesto. Luca Costa, professore di lingua e cultura italiana della scuola pubblica francese, si è laureato in Giurisprudenza, con una tesi in storia del diritto sul Caso Mortara. E spiega: “Se è vero che Edgardo venne effettivamente allontanato dalla famiglia contro il volere dei genitori, non si può certo dire che il fatto venne posto in essere dalle autorità di uno Stato senza diritto”.

Perché – aggiunge – “gli Stati della Chiesa non erano uno Stato assoluto fondati sul puro arbitrio del Papa Re, come molti vorrebbero far credere. Erano in tutto e per tutto uno Stato di diritto che, in base alla legge, assicurava la salvaguardia e il rispetto dei diritti e della libertà dell’uomo”. E nota che “a differenza di oggi, tali diritti e libertà fondamentali non erano frutto della volontà del giorno, della volonté general, di accordi parlamentari. Erano il risultato di una cultura e di un umanesimo profondamente cristiani”.

Per evitare il proselitismo, lo Stato pontificio aveva una legge che impediva ad ebrei di assumere cristiani e viceversa. Una legge confermata da Pio IX che era tutto tranne che un antisemita, tanto che allargò il ghetto ebraico non potendo dare agli Ebrei un altro rione, e dispose che le porte del ghetto rimanessero sempre aperte e che la predica obbligatoria fosse sospesa. Tanta roba, in uno Stato che prima che essere Stato era un luogo cristiano per eccellenza, dove la salvezza delle anime era anteposta ad ogni altra decisione.

E cosa salva più di un’anima di un Battesimo e dell’educazione cristiana? Ecco, ci si deve ricordare di questa fede  per comprendere il caso Mortara.

Una fede che porta Anna Morisi, la fantesca della famiglia Mortara, a battezzare il piccolo Edgardo in pericolo di vita, di nascosto. E a nessuno dice di questo Battesimo. Solo, lo confida ad un’amica, quando un altro dei piccoli Mortara si ammala, qualche anno dopo. Padre Feletti, capo dell’Inquisizione (il tribunale, non l’immagine che la propaganda anti-cattolica ci ha tramandato), lo viene a sapere, avvia una inchiesta, accerta che il Battesimo è valido e allora si deve procedere all’educazione cristiana.

Ma la famiglia Mortara non vuole collaborare, e Pio IX dispone che Edgardo venga portato a Roma. “Dato il clima politico dell’epoca – aggiunge Costa – il Papa sapeva che i suoi nemici avrebbero impugnato il caso Mortara contro gli Stati della Chiesa, sapeva a cosa andava incontro con la sua intransigenza”. Ma la sua fede lo portava a puntare alla salvezza delle anime.

Commenta Costa: “Edgardo, per quanto possa sembrare bizzarro, era un cristiano a tutti gli effetti poiché il suo Battesimo era valido. Inoltre, le leggi dello Stato della Chiesa inchiodavano il sovrano: un cristiano, ogni cristiano, ha il diritto di conoscere Cristo. Il diritto! Su questo punto non vi erano ambiguità, basta prendere in mano i codici dell’epoca. Pio IX ha in sostanza voluto garantire a Edgardo Mortara la libertà di conoscere ciò che gli era accaduto per mano di Anna Morisi. E per garantire tale libertà ad un bambino, un sovrano è arrivato al punto di mettere in gioco il proprio potere temporale”.

Quando i moti risorgimentali avranno la meglio e Roma sarà conquistata, tutti pensano che Edgardo torni in famiglia. Ma Edgardo non vuole tornare, è diventato sacerdote, si dedica alla predicazione del Vangelo in moltissime lingue, in particolare agli ebrei. E padre Feletti? Viene processato per “rapimento di bambino”, ma è lo stesso tribunale dell’epoca che lo assolve – dopo un processo che “non fu certo un memorabile esempio di processo ideale” -  dato che non c’è reato quando si rispettano le leggi dello Stato.

Certo, oggi sarebbe fatto tutto diversamente, il bambino non sarebbe separato dalla famiglia, molte cose sono cambiate.  Non si può leggere la storia di allora con i criteri di oggi. Ma si può però riflettere sul fatto che un Papa ha messo persino in gioco il suo potere temporale per rispettare un sacramento, con la convinzione che un Sacramento lo fa Dio, e non l’uomo. Si deve riflettere sul senso di fede della piccola Anna. Era un mondo di persone convinte che Gesù Cristo era la sola salvezza.

Forse è proprio questa convinzione a spaventare il mondo secolare, ad aver avviato quel processo di propaganda contro la Chiesa cattolica che, nonostante venga continuamente smascherato, è ancora lì, ben presente.

C’è un libro recente, “Bearing False Witness”, di Rodney Stark, un sociologo che si è impegnato da anni a smontare tutte le falsità attribuite alla Chiesa cattolica. Un libro che ha ricevuto anche delle critiche, ma il cui impianto resta immutato e che è parte di un lungo lavoro sul tema dello stesso Stark.

Il vero problema è che però il cancro della propaganda anti-cattolica è entrato nella stessa Chiesa, i cui membri sono incapaci spesso di guardare al passato con un occhio distaccato, di distinguere gli errori degli uomini dalla Chiesa e di comprendere quanto la propaganda abbia creato una immagine di Chiesa che è completamente falsata dalla propaganda.

E così, mentre il mondo culturale continua passo dopo passo a creare una narrativa della Chiesa non indulgente, e a dare l’immagine di una Chiesa sempre più ai margini, succede che uomini di Chiesa continuino a pensare che la Chiesa fosse davvero a favore della schiavitù, e che il mondo contemporaneo, con tutti i suoi nuovi diritti, sia davvero un mondo più libero.

Si tratta però di un mondo però dove non è permesso nemmeno di vivere la propria fede liberamente, e dove le ideologie hanno la meglio sulla storia. Così, la discriminazione contro i cristiani continua indisturbata, persino nella civile Europa, come dimostra l’Osservatorio sulle Discriminazioni e l’Intolleranza contro i Cristiani con sede a Vienna.

Si dice spesso che un mondo con meno fede sarebbe un mondo con meno intolleranza. Ma non si guarda alla profonda intolleranza propugnata da un mondo privato dalla fede. Si dovrà pensare anche a questo, quando si vedrà la personale lettura che Steven Spielberg darà del “caso Mortara”.

Ed è forse per questo che quel mondo viene messo sotto attacco, deriso, persino macchiato di reati che storicamente non possono essergli imputati, perché erano leggi e tempi diversi: per la paura che torni il cristianesimo forte della testimonianza e della fede.

Il cristianesimo, in fondo, che difendeva Pio IX. Un Papa la cui storia va riletta. Come vanno rilette molte delle calunnie contro la Chiesa.




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