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giovedì 13 marzo 2025

Papa Francesco, il paradosso del dodicesimo anno

Dodici anni fa, Jorge Mario Bergoglio si è affacciato dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro per la prima volta come Papa Francesco. Dopo dodici anni di un pontificato di grande presenza, dove i balconi e le finestre si sono moltiplicati così come le apparizioni pubbliche e televisive nei posti più impensati e meno esplorati dai Papi, il pontificato viene definito paradossalmente da una non visibilità.

Papa Francesco è da quasi un mese ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma. Si parla di condizioni stazionarie, di miglioramenti, di una polmonite che va regredendo, persino di una possibilità che il Papa torni a Santa Marta, magari in tempo per celebrare la Pasqua.  Da quasi un mese, però, Papa Francesco non è visibile. Non ci sono immagini dall’ospedale, dove è entrato, tra l’altro, con il volto gonfio dalla malattia e dalle medicine. L’unica “prova in vita” è stato l’audio che il Papa ha voluto inviare a quanti stavano pregando per lui in piazza San Pietro, in un Rosario iniziato non per iniziativa popolare, come era successo con Giovanni Paolo II, ma per iniziativa istituzionale.

 

Quell’audio, però, ha avuto anche un effetto straniante. Ha dimostrato il Papa in tutta la sua fragilità, ma il fatto che questa fragilità si sia sentita, e non vista, ha destato persino più preoccupazione. È un Papa che vuole continuare ad essere presente. Ma quanto la sua presenza riesce, oggi, a raccontare il messaggio che vuole organizzare?

 

Non è ancora tempo di bilanci, per il pontificato di Papa Francesco, perché non è giusto fare bilanci mentre un pontificato è ancora in corso. Ci sono, però, alcuni elementi che sono degni di una riflessione, se non altro per quanto riguarda la comunicazione del Papa e il modo in cui il Papa ha gestito la comunicazione finora.

 

1.     La malattia costringe Papa Francesco, per la prima volta, a non essere il totale gestore della macchina comunicativa. Non si fa vedere, non parla personalmente, il governo è ridotto alle attività necessarie e che il Papa può compiere, solo il cardinale Parolin, segretario di Stato, e il sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Peña Parra, lo sono andati a trovare per sbrigare le attività correnti di tutti i dicasteri. Per la prima volta in dodici anni, il pontificato sembra come svuotato e sospeso.

2.     Questo svuotamento, però, è anche una conseguenza dello stile tipico di Papa Francesco. Francesco non ha solo gestito da solo la sua comunicazione, indirizzando e scegliendo le interviste, parlando a braccio laddove lo sentiva necessario, attuando anche uno stile personale che ha comunicato molto di quello che il Papa voleva essere. Ora, con il Papa che necessariamente deve occuparsi solo delle cose ordinarie, urgenti e necessarie, selezionando molto, tutto sembra in qualche modo paralizzato. Non esiste un vice-Papa, non c’è modo che le scelte di governo siano fatte senza Papa. Ma qui sembra piuttosto che non esista una visione papale condivisa, tante sono state le mentes papali che in questi anni si sono succedute. Perché ad ognuno il Papa regalava un pezzetto di sé, ma non tutto sé stesso. E perché poi, quando le conseguenze non erano gradite, Papa Francesco poteva anche cambiare idea senza essersi troppo coinvolto.

3.     È per questo che il silenzio del Papa e sul Papa è particolarmente straniante. Due anni fa, per il decimo anniversario, Papa Francesco concesse moltissime interviste, sottolineando anche che non gli sembrava opportuno non rispondere. Poi, ha partecipato alla scrittura di quattro libri autobiografici, due di questi vere e proprie autobiografie, creando una narrazione su sé stesso che, con il senno di poi, sembra essere artificiale. Ora che il Papa non può intervenire, l’artificiosità di alcune prese di posizione sembra essere ancora più evidente.

4.     Questo influisce sul dibattito sulla Chiesa e riguardo la Chiesa. Ma, in fondo, la domanda vera da porsi è: c’è davvero una Chiesa di Papa Francesco? Davvero Papa Francesco ha cambiato il modo di pensare nella Chiesa? Sicuramente c’è chi dirà che sì, che l’impulso riformatore del Papa si è sentito e si sentirà nei secoli a venire, che i nuovi approcci sulla dottrina e sulla sinodalità sono destinati a rimanere, che tornare indietro dopo un pontificato come questo sarebbe impossibile. Ma c’è anche un altro punto di vista, probabilmente più pragmatico. C’è un popolo di Dio che, al di là dell’enfasi mediatica, vive la fede senza guardare a temi come la riforma della Curia, la finanza vaticana, la lotta alla corruzione. C’è un popolo di Dio che si nutre dell’Eucarestia e che forse ha sentito il tema della fede non più tanto centrale nel dibattito pubblico. Il Papa ha spesso parlato di pietà popolare, di santi della porta accanto, di fede dei semplici. Ma poi c’è la vita, e nella vita il cristiano cerca anche di lavorare per un salto di qualità grande. Questa idea del salto di qualità è piano piano venuta scomparendo, al grido di todos, todos, todos. Il Papa forse potrà avere guadagnato molte persone alla Chiesa, ma quante di queste sono cattoliche, quante hanno davvero fede e quante invece sono nella Chiesa solo perché il Papa parla un linguaggio che a volte sa di disimpegno?

5.     Forse ho posto tutto questo in maniera molto dura. Ma è la polvere che è sotto il tappeto di un pontificato lungo dodici anni. Con il Papa in ospedale, questa polvere diventa sempre più visibile, perché non c’è il Papa con la sua presenza e le sue iniziative a distogliere l’attenzione dal tappeto. Il pontificato silenzioso di Papa Francesco è quello più difficile, perché non permette al Papa di forgiare la narrativa.

6.     Ma è questo un pontificato solo di narrativa? O reggerà alla prova del tempo? Sono domande che bruciano, di fronte anche ad una attività incessante di chi, intorno a Papa Francesco, carica ogni parola e ogni gesto del pontefice di una dinamica interpretativa forse eccessiva. In molti casi, abbiamo sovrainterpretato Francesco. Oppure, lo abbiamo voluto presentare per quello che non è, con collane della LEV dedicate al suo pensiero teologico (quando teologo non è) o con studi interi sulle sue influenze letterarie, che sono presenti ma che, alla fine, sembrano diluirsi di fronte al pragmatismo estremo del Papa stesso.

7.     Si è fatto anche l’errore di voler leggere il pontificato attraverso paralleli. Anche l’iniziativa del Rosario per la salute del Papa è stata interpretata con un parallelo con i rosari e le veglie di preghiera per Giovanni Paolo II che non poteva reggere, perché ci si trovava di fronte a fenomeni diversissimi. Lo stesso Papa Francesco ha lavorato su paralleli con altri pontificati, guardando alla storia. Ma i paralleli non funzionano perché sono diverse le epoche storiche e diversi i carismi. Forse non si è avuta l’onestà di comprendere che Papa Francesco aveva una sua storia, un suo modo di vedere le cose. Forse nemmeno Papa Francesco voleva ammettere che la sua più grande rottura stava nel fatto di essere semplicemente diverso. Forse si è cercato troppo di giustificare, e poco di capire. È stato, devo dire, soprattutto un errore fatto dai sostenitori a tutti i costi. C’era poi l’altro lato, quello dei denigratori ad ogni costo, che non trovava niente di buono. Se c’è una cosa che si è persa in questi dodici anni di pontificato è stato probabilmente l’equilibrio.

8.     Il ricovero del Papa ci consegna un pontificato che controlla il flusso di informazioni come ogni istituzione fa, e che nasconde e protegge il leader malato come ogni istituzione fa. Dimostra, così, di essere parte di una istituzione più grande, cosa che in realtà si è sempre cercata di negare, con fatti e con parole. La corte serve al sovrano, e non il sovrano alla corte.

9.     Quale sia il rischio oggi che il sovrano, in queste condizioni, serva alla corte è difficile da comprendere. Se non altro perché Papa Francesco ha distrutto la corte, ma ha creato un’altra corte (o alcuni malignano “un cortile”) con altri centri di decisione che ora sono quelli che si rendono interpreti della volontà del Papa.

10.  Il paradosso di Francesco è servito qui. Il Papa della comunicazione, della trasparenza, e della visibilità, è oggi invisibile, nascosto in una comunicazione istituzionale, e incapace di fare a meno della corte che comunque lo protegge. Così, il ricovero, il più lungo nella storia di un Papa, ha fatto il favore di non sciogliere solo una prognosi, ma anche la comprensione del paradosso Bergoglio.

 

Ad multos annos, Santo Padre

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