Oggi lo possiamo dire. Quando alle 20 del 28 febbraio 2013 le porte della Residenza Papale di Castel Gandolfo si chiusero, non stava solo finendo un pontificato. Stava terminando un’epoca.
Nove anni dopo la fine del pontificato di Benedetto XVI ci troviamo un mondo completamente diverso. Cambiato nelle aree di influenza, mutato nei rapporti di forza, sebbene ancora nascosto dietro il nuovo linguaggio voluto dalle organizzazioni internazionali. Una neo lingua che, dietro i nuovi diritti, nasconde in realtà la negazione dei diritti. Come quando si parla di salute sessuale e riproduttiva, e si intende in realtà il diritto all’aborto. È questa neo lingua che tutto ha coperto, tutto ha nascosto, mentre il mondo si andava definendo in un modo nuovo, creando, appunto, un ordine mondiale senza Dio.
Incredibile a dirsi, Benedetto XVI questo lo aveva capito.
Nell’intervista a Peter Seewald per la
sua biografia, il Papa emerito aveva sottolineato: “Io non appartengo più
al vecchio mondo, ma quello nuovo in realtà non è ancora cominciato”. Cosa
significano queste parole?
Benedetto XVI era
consapevole di essere qualcosa di diverso dalla sua generazione. Come tutte le
persone che non si riconoscono in nessun pensiero costituito, Benedetto
XVI è stato etichettato prima come progressista, poi come
conservatore. Ma in entrambe le etichette non c’era niente di più sbagliato. Benedetto XVI era rimasto sempre se
stesso. Era rimasto lo studioso capace di stupirsi ad ogni nuova scoperta e il
prete innamorato di Cristo che cercava di leggere tutto con le chiavi del
Vangelo e della rivelazione.
Prova di questo è il
fatto che Benedetto XVI non ha aderito a nessuna “scuola teologica”, non ha
fatto correnti, né ne ha create di nuove. Anche il Ratzinger Scbuelerkreis
è una iniziativa degli studenti, è una famiglia teologica più che una scuola di
pensiero.
Questa libertà d’animo a permesso a Benedetto XVI di essere semplicemente differente dagli altri. Per
lui, la verità non era qualcosa che si poteva possedere, andava cercata. Ma
cercare la verità prevede anche saper fare un passo indietro, saper ascoltare,
saper riflettere. La sua fede è sempre
stata pura perché sempre alimentata da questa ricerca della verità. E la
sua ricerca della verità è sempre stata alimentata dalla fede, forte,
incrollabile, viva.
Non è più del vecchio mondo, Benedetto XVI, perché non è parte di un mondo che si costituiva in
gruppi, in scuole di pensiero, in dibattiti tra destra e sinistra, conservatori
e progressisti, liberali e comunisti. Non è più del vecchio mondo, Benedetto XVI, perché rifugge il
discorso politico e la politicizzazione del discorso, preferisce guardare lontano,
cercare un altro linguaggio, più vicino all’idea di Dio che non all’idea
dell’uomo.
Non è più del vecchio mondo, Benedetto XVI, perché non riesce nemmeno a concepire quell’ordine
mondiale senza Dio che si è andato costituendo, silenziosamente, togliendo
un passo alla volta Dio dal dibattito e con la connivenza anche degli uomini di
Chiesa.
Ma il nuovo mondo non è cominciato, perché il mondo di mezzo è un mondo fatto di compromessi. Un mondo
in cui si pensa che i valori possano essere negoziati in nome di un male
minore, che non può che diventare poi un male maggiore – come spiegava Benedetto XVI
in occasione dei cinquanta anni del Trattato di Roma. È un mondo in cui si
finge di non contrapporsi per, alla fine, cercare di annullarsi gli uni con gli
altri. È un mondo dove l’opinione
pubblica, o meglio l’opinione pubblicata, prende il posto della realtà. È
un mondo di mode del pensiero, che Benedetto XVI non può comprendere.
Il nuovo mondo sta cominciando ora, e nasce dalle macerie di
guerre, distruzioni e mancate riconciliazioni. E sarà da vedere in che modo
inizierà il nuovo mondo. Se sarà un
mondo costruito come Benedetto XVI avrebbe auspicato, o se sarà un mondo che
semplicemente si sarà arreso al male minore.
Di certo, in queste circostanze, la fine del Pontificato di Benedetto XVI sembra assumere il ruolo di uno
spartiacque simbolico. Benedetto XVI non ha fatto un passo indietro, non è “colui
che per viltà fece il gran rifiuto”. Benedetto
XVI si è ritirato sul monte perché, nel mondo di mezzo, c’è bisogno di
forza per guidare la Chiesa. Ma c’è, soprattutto, bisogno di intercessione. E
chi, meglio di un Papa, può intercedere per la Chiesa.
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