Processo Palazzo di Londra

mercoledì 1 luglio 2020

Comunicare la vita: la forza nascosta dei fratelli Ratzinger

C’è un video che mostra Georg Ratzinger dirigere il coro dei Regensburger Domspatzen nel 1993, ed è ripreso a circolare subito dopo la notizia della sua morte. Quello che colpisce, del fratello di Benedetto XVI, è lo sguardo concentrato nel dirigere il coro, il suo essere attento ad ogni dettaglio. C’è come una ricerca, nel suo volto e nei suoi movimenti, che lo rende profondamente simile a Benedetto XVI.

La morte di monsignor Georg Ratzinger era attesa, e Benedetto XVI è riuscito a dare l’ultimo saluto al suo fratello maggiore in un viaggio pieno di significato in Baviera due settimane fa. I due fratelli erano molto legati, e a rivedere quel vecchio video si ritrova la stessa concentrazione, e si comprende anche qualcosa di più della loro personalità.

Quella di Georg e Joseph Ratzinger è una personalità di umiltà e timidezza. Sono entrambi arrivati a dirigere, e a dirigere cose importanti, ma ci sono arrivati per le loro competenze, non perché abbiano cercato di farsi largo. Sono due fratelli che, insieme alla sorella Maria finché questa è rimasta in vita, hanno fatto della loro consonanza una famiglia in qualunque posto e in qualunque luogo. Se non erano insieme, si cercavano. Il loro sguardo sembrava non cogliere qualcosa quando non stavano insieme. Ma, se stavano insieme, la loro prospettiva era completa.

Con la morte di Georg Ratzinger, abbiamo dunque la percezione che se ne vada una parte di Benedetto XVI. Come se la morte del fratello sia solo un passo avanti verso il lungo addio del Papa emerito, che si è ritirato dalla vita privata e ha rinunciato al munus petrino per intercedere per la Chiesa.

Spesso, questo aspetto famigliare di Benedetto XVI è stato trattato come un dato folkloristico. Persino adesso, alla notizia della morte, c’è un giornale che arriva a definire Georg Ratzinger gaffeur, guardando a situazioni particolari estrapolate dai contesti, e perdendo di vista il punto focale di tutto.

Ma – ed è questa la lezione più grande che i fratelli Ratzinger hanno dato alla comunicazione – il loro legame è così autentico e solido che nessuno si può esimere dal vederlo e dal raccontarlo. Quello che colpisce è l’autenticità del loro legame. Una autenticità che non può essere ignorata da nessuno.

Il linguaggio della autenticità dei due fratelli ha anche un’altra particolarità comunicativa. Entrambi timidi, hanno trovato la possibilità di esprimersi in forme di arte che necessitano profondità e creatività: Benedetto XVI con la teologia, Georg Ratzinger con la musica.

Nessuno dei due aveva voglia di essere protagonista. Sono pochi i testi sistematici di Benedetto XVI, Georg Ratzinger ha agito sempre come il più classico dei maestri di Cappella, cioè con profilo basso, ma volontà di valorizzare il repertorio tradizionale.

Nessuno dei due ambiva alla carriera che ha fatto, ed entrambi avevano già fatto i piani per la loro pensione.

Eppure, hanno raggiunto entrambi enormi risultati. La morte di Georg Ratzinger è un po’ oscurata dal fatto che lui fosse il fratello del Papa emerito. La verità è che lo straordinario omaggio che gli ha dedicato la diocesi di Regensburg non sarebbe stato diverso se suo fratello non fosse diventato Papa. Georg Ratzinger è stato una istituzione vera a Ratisbona. Come tutte le istituzioni, sapeva fare un passo indietro. Come tutte le  istituzioni, era fondamentale.

Ed è uno stile, quello di Georg Ratzinger, che ritroviamo anche in Benedetto XVI, sempre più impegnato a sottrarre le attenzioni alla sua persona che ad aumentarle. Benedetto XVI sapeva di essere Papa, ma sapeva anche scomparire dietro l’istituzione, che lui serviva per davvero e ha servito sino alla fine.

Benedetto XVI e Georg Ratzinger erano leader senza voler essere leader, e proprio perché non lo volevano essere. Incredibilmente, non si possono pensare separati. Sarà strano pensare a un Benedetto XVI senza le consuete visite del fratello in estate o nei mesi di marzo. Sarà difficile pensare a un Benedetto XVI fuori dalla quotidianità della sua famiglia, di cui resta ormai l’unico erede.

La morte di Georg Ratzinger ci consegna un Papa emerito definitivamente solo, eppure mai così amato, dalla famiglia pontificia che vive con lui, dalle persone che hanno riconosciuto il gesto semplice e l’amore di viaggiare per il fratello.

Con Georg Ratzinger è morto anche un po’ di Joseph Ratzinger. Ma è rimasto l’esempio di una famiglia che poteva costruirsi così bene solo perché unita dalla fede in Dio. Non a caso, Joseph e Georg Ratzinger sono stati ordinati sacerdoti nello stesso giorno. E la loro è stata una parabola biblica. Perché nella Bibbia è sempre il fratello minore quello a prendere in mano le sorti del popolo. Succede con Esaù e Giacobbe, con Giuseppe, con Davide.

Con la morte di monsignor Georg Ratzinger si chiude, in fondo, una era. Eppure, è una transizione dolce, piena di fede nel Signore. Benedetto XVI non si lascerà andare alla disperazione. Vivrà la tristezza. Sentirà la mancanza. Ma il punto di riferimento, saldo, del fratello resterà sempre lì.

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